Il concetto di sportivo pecca di un’estensione che al tempo stesso lo associa a colui che segue lo sport seduto sul divano come a colui che corre bruciando 80 Kcal a kilometro. Due situazioni che, quando si deve scegliere che cosa e quanto mangiare, portano a seguire due principi diversi: nell’uno si devono combattere gli eccessi, nell’altro si devono prevenire le carenze.
Soffermandoci sulla dieta dello sportivo – quello che lo sport lo pratica veramente – si parla troppo spesso di “calorie” e si dimentica che l’esercizio fisico non brucia soltanto grassi e carboidrati, ma sottopone i muscoli a un’usura che deve essere necessariamente compensata. C’è poi da aggiungere che, in caso di attività molto intensa, anche le proteine presenti nei tessuti (tra cui quello muscolare) concorrono a fornire energia e quindi il depauperamento di cui sopra si accentua.
Nel formulare una dieta equilibrata, dunque, lo sportivo deve curare l’assunzione di proteine prestando attenzione a non farsi mancare quelle che contengono i cosiddetti aminoacidi limitanti, ossia quelli che l’organismo, pur disponendo degli elementi di base, non è in grado di costruirsi.
Le proteine di origine animale sono quelle che più agevolmente garantiscono questo apporto e le troviamo nel latte, nelle uova e, soprattutto, nella carne. La carne rossa, in particolare, assicura anche un apporto di Ferro nella forma “eme”, che è quella più facilmente assimilabile, ed è ben noto il ruolo di questo minerale nel trasporto dell’ossigeno nel sangue e nello scambio con i vari tessuti.
Una circolare del Ministero della Salute risalente a più di vent’anni orsono suggeriva ai praticanti attività sportiva un’ingestione giornaliera di proteina maggiorata del 50% e questo riferimento rimane ancora attuale (visto che il metabolismo del corpo umano è sempre lo stesso).
Sulla tavola di uno sportivo la carne è dunque una presenza importante ma, potendo scegliere, sarebbe saggio optare per una che si porti dietro pochi grassi saturi e poco colesterolo.
Consultando le tabelle nutrizionali ci si accorge di quanto ingiustamente alle cosiddette “carni bianche” sia stata tributata la fama di essere “leggere”, se per “leggero” intendiamo un alimento poco grasso. Disponendo di un confronto tra le carni bovine di varie razze, ci si accorge di quanto più magra sia quella del Fassone di Razza Piemontese e, in quel poco grasso di cui dispone, di quanto sia alto il rapporto tra acidi grassi insaturi e quelli saturi, portandola ad avvicinarsi, in termini di salubrità, al pesce azzurro.
Suggerire a uno sportivo di consumare carne di Fassone di Razza Piemontese non è dunque semplice campanilismo.