Passando in rassegna le 1302 aziende agricole iscritte al Coalvi, salta all’occhio il fatto che il 77% di esse è costituito da imprese fiscalmente inquadrate come ditte individuali. Il rimanente 23% è inquadrato in forme societarie che, escludendo tre società a responsabilità limitata e cinque cooperative (che per lo più sono tali solamente ai fini della commercializzazione degli animali e dei prodotti) sono rappresentate da società di persone.
Da qui emerge una prima parola chiave riferibile alla gestione delle aziende Coalvi che, avendo tutte una stalla di Piemontesi, può rappresentare una caratteristica dell’allevamento di questa razza: la responsabilità.
Sotto il profilo delle responsabilità, da un punto di vista fiscale le società di persone sono assimilate alle ditte individuali.
Non hanno un capitale sociale che rappresenta la garanzia, ma al tempo stesso il limite di onorabilità dei propri debiti, per cui rispondono di eventuali obblighi con tutto il patrimonio che possiedono.
Se questo, da un lato, può sembrare un limite che offusca la vivacità imprenditoriale, dall’altro ha dimostrato di contribuire al consolidamento di queste aziende nel segno di una sana prudenza, a cui si aggiunge la proverbiale pacatezza subalpina. Le operazioni azzardate non sono mai state di casa nella Piemontese e quelle (poche) aziende che chiudono l’attività lo fanno per raggiunti limiti di età dei conduttori, in assenza di eredi, ma ben raramente per un indebitamento insostenibile.
Nel nostro caso la distinzione tra ditta individuale e società è comunque puramente fiscale perché, di fatto, è ben raro che un singolo individuo, da solo, possa governare la stalla, lavorare la campagna e seguire gli aspetti amministrativi e burocratici. Dove c’è una ditta individuale e dove c’è una società semplice c’è sempre la seconda parola chiave della Piemontese: la famiglia.
Se si escludono le tre aziende in mano a società di capitali tutte le aziende sono a conduzione familiare; anche le cooperative sono costituite da aziende ciascuna delle quali è condotta da una famiglia. In verità anche quelle imprese inquadrate come società di capitale affidano la gestione delle stalle a uno o più soci o a dipendenti domiciliati presso l’azienda insieme alla famiglia, coinvolgendo quest’ultima nel lavoro.
Tutta la famiglia contribuisce al risultato produttivo: chi segue di più la campagna, chi la stalla, chi l’amministrazione ma anche chi prepara il pranzo e la cena o si occupa di accompagnare i bambini a scuola assicura un sostegno fondamentale a chi è impegnato nei lavori in cascina. La famiglia è anche garanzia di responsabilità non solo fiscale perché tutto ciò che viene fatto è visto in prospettiva del passaggio alle generazioni successive.
C’è dunque responsabilità nel fare investimenti oculati, ma anche nel rispettare l’ambiente, lasciandolo ai figli nelle condizioni migliori affinché possano continuare a viverci e a lavorarci.
Stabilire quanta forza lavoro è impegnata nelle aziende non è impossibile e Coalvi, per quelle iscritte al suo Consorzio, lo ha fatto nel suo bilancio di sostenibilità applicando le tabelle regionali utilizzate per definire l’assorbimento di manodopera nella conduzione delle singole colture agrarie e nella gestione dei bovini delle varie categorie. Il risultato è di oltre 4.100 unità lavorative a tempo pieno: una forza sociale non trascurabile, pari a quella di una grossa fabbrica. Una fabbrica di operai che non fanno mai sciopero.
Coalvi – Consorzio di tutela della Razza Piemontese
© Tutti i diritti sono riservati all’autore
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]