L’origine storica del termine “Fassone”

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Il termine “Fassone”, o “Fassona”, è entrato in uso (e molto spesso in abuso) nel vocabolario commerciale per indicare il bovino di Razza Piemontese. E, per estensione, una carne di elevata qualità (quale è quella di questa Razza). Tutto questo senza una certificazione che ne garantisca l’autenticità senza ombra di dubbio. Per fare un po’ di chiarezza e rispondere al dibattuto quesito “che cos’è il Fassone” bisogna indagarne l’origine etimologica e seguire la naturale evoluzione del termine nella storia del linguaggio quotidiano.

L’origine storica del termine “Fassone”

Questo termine è il risultato di una traduzione letterale e puramente fonetica del sostantivo “fasson”. Idioma che il sacerdote chierese Casimiro Zalli, nel suo “Disionari piemontèis, italian, latin e fransèis” edito nel 1815, traduceva come: “maniera”, o “foggia”.

 

Termine Fassone
Casimiro Zalli, “Disionari piemontèis, italian, latin e fransèis”, edito nel 1815

Come capita nei dialetti, dove l’etimologia di certe locuzioni è da ricercare sul campo, è probabile che l’uso del fasson, con il significato di vitello di Razza Piemontese di pregio, si sia consolidato sui mercati zootecnici del Piemonte. Ciò è avvenuto raccogliendo un’espressione usata dai commercianti francesi i quali commentavano i vitelli migliori dicendo che erano “de bonne façon”.

 

L’espressione, di inappuntabile sintassi transalpina, tradotta in italiano significa “di buona fattura”. Forte della sua orecchiabilità ispirò negli allevatori piemontesi la metonimìa che portò a bollare come “fasson” il meglio della loro produzione.

 

Con una traduzione del tutto fonetica, oggi il termine Fassone è entrato nella lingua italiana, seppur in aree geograficamente ristrette, a indicare una carne di qualità superiore. E, in Piemonte, “La” carne di qualità superiore della Razza locale: la Razza Bovina Piemontese.

Le garanzie, oggi: la carne Fassona

Il valore di questo termine, a rigore, è circoscritto all’immagine che attribuisce al prodotto. Ma in realtà, allo stato attuale, il suo significato non è sostenuto da alcuna forma di garanzia. Oggi, in sostanza, potrebbe essere affibbiato a una carne di una razza ben lontana dalla Piemontese, lasciando impunito il maldestro venditore.

 

A meno che questo nome non venga aggiunto come accessorio su un prodotto già certificato di Razza Piemontese da parte di un organismo riconosciuto, con tanto di disciplinare di etichettatura, scrivere Fassone e leggere piemontese non è cosa scontata.

Che cosa ne pensa il Coalvi del termine “Fassone”

Per Coalvi, che è il Consorzio che da più di trent’anni si occupa di attestare l’origine della carne di Razza Piemontese, poter aggiungere questo termine a fianco del suo marchio, ormai riconosciuto sul mercato come garante della carne bovina della migliore qualità, non sposterebbe significativamente il consenso dei consumatori. Semmai, potrebbe aiutare a fare chiarezza su ciò che vuole la tradizione.
Perché il vitello di Fassone è Piemontese di Razza, e non di adozione. E con questa rima involontaria, abbiamo già inventato lo slogan.